Caro Papa Francesco,
oggi le campane non suonano per una celebrazione, ma per un saluto.
Un saluto che ci stringe il cuore, che ci lascia una malinconia profonda e insieme una gratitudine immensa.
Sei stato un Papa diverso.
Un pastore vero.
Un uomo di Dio che ha scelto di farsi piccolo per farsi ascoltare, vicino per farsi capire, umile per farsi amare.
Hai parlato al mondo con il linguaggio della misericordia, della pace, della verità.
Hai ricordato a una Chiesa spesso ferita che il primo dovere è quello di amare.
Hai abbracciato i poveri, i malati, i dimenticati — e ci hai insegnato che lì, proprio lì, abita Dio.
Sei stato un segno, un simbolo, ma soprattutto una persona autentica.
E proprio per questo, la tua scomparsa oggi pesa come la perdita di un padre, di un fratello, di un amico.
Ricorderò per sempre il giorno in cui hai riconosciuto il sacrificio di Salvo D’Acquisto, proclamandolo Venerabile.
Un gesto silenzioso, profondo, che ha dato voce a chi ha vissuto la fede con il dono estremo della vita.
Un gesto che dice molto anche di te: della tua attenzione agli umili, del tuo coraggio nel ricordare ciò che conta davvero.
Ora che il tuo cammino terreno si è compiuto, ci restano le tue parole, i tuoi silenzi, le tue scelte.
Ci resta la tua eredità spirituale, che sarà guida per chiunque abbia il coraggio di vivere con verità e tenerezza.
Caro Francesco,
la tua voce continuerà a parlarci anche nel silenzio.
E noi continueremo a seguirla, cercando di essere, ognuno a modo suo, testimoni del Vangelo come lo sei stato tu.
Grazie.
Per aver creduto in un mondo più giusto.
Per averci insegnato che la fede non è potere, ma servizio.
E per averci fatto sentire — anche solo per un attimo — più vicini a Dio.
Riposa in pace, Santo Padre.
Veglia su di noi.
Comm. Congedi dott. Roberto